Immaginate una catasta di libri in ogni angolo della casa e poi immaginate una folgorata che deve uscire senza portafoglio perché se inciampa in una libreria è capace di spendere l’intero sudato stipendio.
Ecco. Quella è la mia casa, quella sono io.
Una vita di:”5 minuti e ho finito, giuro!” che se mi avessero pagato per ogni ora passata all’interno delle librerie di tutto il Paese a quest’ora i pronipoti dei miei pronipoti camperebbero di rendita.
Le parole: la più alta forma di stupefacente naturale racchiusa in migliaia di pagine che profumano di storie da raccontare, di bestemmie inespresse, di ironia, Sensazioni, pensieri, riflessioni.
E che tributo alle Parole sia, allora. E al mio comodino, fedele compagno di mille letture.
È ora di cominciare a capire, a prendere confidenza con le parole. Non dico con la Parola, non col Verbo, ma con le parole; invece il linguaggio vi fotte. Vi trafora. Vi trapassa e voi non ve ne accorgete. Voi sputate su Einstein, voi sputate sul miglior Freud, sull’aldilà dei principi di piacere; voi impugnate e applaudite l’ovvio, ne avete fatto una minchia di questo ovvio, in cambio della vostra, e del vostro godemichet, cui siete dannati. Ma io non vi sfido: non vi vedo!
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