Roma di notte: fantasmi e leggende della capitale

Scusi per i fantasmi?
Scusi, per i fantasmi?

La storia che vi racconterò oggi inizia in maniera un pò strana e finisce popo popo demmerda.

E’ una storia di navi fantasma, teste mozzate, donne indifese, carrozze in fiamme e fidanzato Cavernicolo vegetarian-berrinico vegano di gruppo sanguigno A Positivo nelle vesti di Dan Aykroyd in Ghostbusters.

Era una tranquilla domenica di fine luglio.
Il profumo di ferie che aleggiava in casa abbracciava con audacia l’eau de merd emanato dalle ascelle di Riccardo. Poiché l’incontro dei due agenti chimici avrebbe potuto scatenare una guerra batteriologica di proporzioni bibliche, abbiamo saggiamente deciso che il modo migliore per non essere incriminati di omicidio colposo plurimo fosse lavarsi.

Dopo aver disquisito sulle potenziali modalità di occultamento dell’arma del delitto, scartata l’opzione mutilazione, la scelta più ovvia è ricaduta su una giornata al mare.
– Ma che sei matta che me faccio la doccia? Tanto mo se famo er bagno!

Del resto non fa una piega.

Così, tra un “si, ma non mettere i vestiti buoni che dobbiamo portare in vacanza ché altrimenti si sciolgono”  e il gonfiabile a forma di coccodrillo sul tettuccio della macchina, siamo partiti alla volta di Fregene. Destinazione Coqui Beach Club.

Il pomeriggio afoso è trascorso senza intoppi, almeno fin quando Riccardo non ha alzato il braccio per salutare un conoscente e il vicino di ombrellone è svenuto sul colpo.
In ogni caso le ascelle del cavernicolo non hanno destato alcun sospetto. Se il tizio ha avuto un mancamento é perché non ha evidentemente seguito le preziose indicazioni di Studio Aperto sulle precauzioni da prendere durante le ore estive più calde della giornata.

Tentato omicidio a parte, sembrava tutto tranquillo finché il mio telefono non ha iniziato a emettere suoni sinistri (che poi, ho scoperto, non sarebbero stati gli ultimi dell’infinita giornata) e il messaggio di un’Aristogracchia ha prepotentemente occupato tre quarti dello schermo del mio iPhone. In bella vista una sola proposta indecente: Conosco una matta che poi ti spiego. Sei dei nostri stasera per andare alla scoperta dei fantasmi di Roma?“.

Una persona con buon senso avrebbe risposto “Ma anche no!”, ma ormai si sa… io il buon senso credo di averlo dimenticato nell’utero di mia madre.
E così un’epifania:”Cavernicolo, a rapporto! Andiamo a caccia di fantasmi!“.

Ora, potrete immaginare la faccia del mio fidanzato nell’ascoltare una frase di tale portata minchiona.
Come osi tu, oh donna dalle mille idee del cazzo, disturbare il can che abbaia ma non morde mentre legge con cotanto sforzo intellettuale il suo prezioso Montalbano all’ombra dell’ultimo sole?

Saranno stati i misteriosi casi irrisolti dell’investigatore di Vigata, sarà stato il bambino avventuriero che giace irrequieto dentro di lui, sarà stato l’olezzo di ascelle putride ormai insinuatosi anche nelle sue narici ma ho ricevuto la risposta che mai mi sarei aspettata da un cavernicolo sociopatico: “Ok, facciamolo.“.

Non potevo sprecare questa rara occasione, non c’era tempo da perdere. Se avesse riflettuto un minuto di più sulla mia proposta mi avrebbe abbandonata sulla Roma-Fiumicino con una ciotola dell’acqua.
Così, in men che non si dica, ho raccolto secchielli e palette e siamo saliti in macchina ancora bagnati e sporchi della sabbia nera di Fregene.

Non sapevamo bene cosa aspettarci, ma io e Riccardo I di Roma, conosciuto – da oggi – anche con il nome di Riccardo cuor di leone, alle 23.59 ci siamo presentati puntuali al luogo dell’appuntamento: Piazza di Spagna.

La piazza era gremita di gente dalle idee mediocri: una birra sui gradini più cool della Capitale. Solo una luce, proveniente da chissà dove, illuminava i corpi di 5 impavidi imbecilli – diventati successivamente 7, con il nostro ingresso – pronti a rivoltare i vicoli di Roma alla disperata ricerca di inciampare su una testa mozzata nel ‘600. Come se di paranormale non bastassimo già noi.

Sotto la saggia e – abbiamo scoperto successivamente – non schizofrenica guida di una Gatta che cova un pò ovunque abbiamo scoperto quello che di ignoto esiste nella Città Eterna: storie di anime perdute, ingiustizie subite, meretrici scomparse, mani mozzate.

prima tappa
#TeamGhostFinder

Un team ghost finder composto dai coraggiosi amici Aristogracchi, la Gatta più matta del Veneto con fidanzato Claudio e fratello post sbornia al seguito e – naturalmente – io e Cuor di Leone.

Le due ore e mezza più divertenti, dolorose e fuori dal comune della nostra permanenza romana.

Abbiamo camminato (tanto!), bevuto (ma solo acqua, benché l’AristoSardo abbia tentato più volte di inciampare in un barile di birra abbandonato sul Lungotevere), ascoltato storie, immaginato Papi complottisti e stoviglie volanti in Via del Governo Vecchio 57.
Ci siamo fermati ad osservare facciate di palazzi senza tempo e finestre murate.
Abbiamo constatato, con lo stupore dei bambini che beccano mamma e papà durante l’amplesso, la misteriosa assenza del civico 58, probabilmente volato via dalla finestra del terzo piano su un materasso con le ali.

Di fantasmi – comunque – neanche l’ombra. Almeno finché il mio fidanzato cavernicolo (la cui laurea in fisica è risultata essere molto utile) non ha notato una barca abbandonata con due luci accese.
Da quel momento è successo l’irreparabile. Tra di noi, paladini delle fantasmagoriche storie irrisolte, ha iniziato a farsi strada la terza idea del cazzo della giornata.

Avviciniamoci alla barca! – propone fidanzato Claudio
Tanto cosa può succedere? – aggiunge sapientemente la Gatta
Ho visto film horror iniziare tutti così – esordisce saggiamente Riccardo

team ghostLa perplessità si faceva strada tra le menti connesse mie e dell’Aristogracchia.
Fratello micio, assuefatto dai fumi dell’alcool della notte precedente, decide di seguire con noncuranza il gruppo di minchioni.
Fidanzato Claudio fa strada e si propone di contrattare con gli zingari qualora la barca fosse abusivamente abitata da qualcosa di ben poco etereo.
L’AristoSardo, intanto, scatta foto e osserva oblò spegnersi e accendersi come quando entri in cucina e accendi la luce, esci senza ricordarti cosa dovevi fare, rientri perché forse volevi prendere l’acqua, riesci con una penna in mano. E così via.

Osservo il mio cavernicolo e intercetto il suo pensiero: sta cercando un modo per arrampicarsi, saltare sul ponte ed esplorare il relitto. Mi deve amare proprio tanto, penso.

Alla fine, non so come né perché, desistiamo dall’irrefrenabile voglia di farci ammazzare dagli inquilini del barcone e proseguiamo verso l’ultima tappa del nostro giro spettrale che si conclude alla disperata ricerca di una mano mozzata.

Alle 2.30 del mattino si conclude quello che, per motivi astrali fantasmagoricamente strani, sarà in realtà solo l’inizio: tre strade che si incrociano per formarne una nuova.
Per ora siamo sulla Salerno-Reggio Calabria, ma ho come il sospetto che avremo tanto di cui raccontare e tanto cemento da far colare.

Ponte Sisto, Castel Sant’Angelo, Lungotevere, Piazza Navona… ma per l’itinerario completo, of course, vi rimando al blog della Gatta; fautrice e promotrice di questa folle impresa.

Per quanto riguarda me, invece, avete ragione. Ho volutamente fatto la vaga.
L’idea del cazzo mancante – la seconda – è stata indossare le Superga senza calze.

 

Ps: Sono molto costernata dall’idea che il Papa abbia voluto sterminare la famiglia Cenci. Quindi fratello minorenne risparmiato dalla decapitazione, se in realtà non sei morto e hai avuto degli eredi FATTI AVANTI.

Pps: Giordano Bruno, capisco che è tempo di ferie, ma andare in villeggiatura a Venezia proprio quando abbiamo deciso di fare questo tour non mi sembra un comportamento maturo.

 

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3 pensieri riguardo “Roma di notte: fantasmi e leggende della capitale

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