Sono ciò che scrivo, però lo scrivo bene.

kiwihug-265638Io non so esattamente che torto indicibile v’abbia fatto la grammatica italiana, ma rinnegarla con così tanta arroganza mi sembra un’ingiustizia bell’e buona nei confronti di chi vi legge.

L’effetto farfalla è più o meno questo: ogni volta che scrivete qualcosa con la punteggiatura che sembra essere andata a battere sulla Salaria, uno degli eredi Alberti organizza una serata al pub sotto casa per vedere chi tra lui, uno degli Alighieri e uno dei Treccani, entra per primo in coma etilico bevendo negroni sbagliato e pippando coca dalla stele di Rosetta.

Ora, sorvoliamo sul contenuto che a me i membri dell’Accademia della Crusca non mi hanno mai invitata alla pizzata di Natale, quindi evito qualsivoglia commento; però se hai le capacità cognitive della Bonas e il senso dell’umorismo di Melania Trump due domande, prima di scrivere, me le farei. Non fosse altro che l’identità virtuale ormai è il bigliettino da visita di quella reale.

Giusto ieri leggevo un articolo sull’importanza dei contenuti condivisi in rete e mi sono trovata a riflettere sulle cazzate che io per prima mi diverto a scrivere.

(Tutto d’un tratto la serietà mi pervade, avete notato?)

Credo che a prescindere da quali siano le tue ambizioni nella vita – privata o professionale che sia – devi sempre prestare la massima attenzione a quello che decidi di pubblicare. Con questo non intendo dire che uno debba parlare solo ed esclusivamente di cose serie o di pubblica utilità (anche che palle, direi) ma piuttosto dovremmo assumerci con piena consapevolezza la responsabilità di ciò che esce dalle nostre penne (ci tengo a sottolineare penne dal momento che quello che viene prodotto da certi cervelli metterebbe in imbarazzo anche Flavia Vento).

E attenzione, per l’amor di Dio, questo non significa che si deve campare solo in base a quello che gli altri pensano di noi (anche perché io a comprare le sigarette continuo ad andarci in pigiama…e ciao Enzo Miccio), ma piuttosto che esiste una cosa chiamata REPUTAZIONE che, a livello professionale, è di notevole importanza nella misura in cui  corrisponde alla realtà e a livello personale (inteso come rapporti interpersonali, sociali, SOCIALIZZARE DO YOU KNOW SORRIDERE ALLA VITA CHE MANNAGGIALAPUTTANA VI SPACCHEREI LA FACCIA CHE PARE CHE VI SVEGLIATE LA MATTINA PER FARE UN FAVORE A NOI) a livello personale – dicevo – è indubbiamente fondamentale.
Fondamentale per un semplice motivo: per quanto tu ti possa sforzare a credere che esistano persone del tutto prive di pregiudizi, nell’esatto istante in cui stringerai la mano ad una persona nuova quest’ultima inizierà a farti uno screening che Aeroporti di Roma fermate, e  aggiungerà tasselli all’opinione che la società ha sul tuo conto.

Che uno, in fin dei conti, può anche dire sticazzi! sono uno spirito libero! sono free Willy! faccio come mi pare e mi scaccolo ferma al semaforo…e anche ok, per carità. Il punto è che se una persona così, poi, si erge a giudice supremo ed esprime giudizi su di te…eh beh, ha tacitamente firmato la liberatoria per uno screening gratuito.

La morale, come sempre, cari amici miei è che chi si fa i cazzi suoi non campa cent’anni, ne campa 440…almeno fin quando non vede una parola attaccata ad un segno di interpunzione senza ombra di spazio tra i due.

 

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