Ci sono quelle giornate in cui l’unica sensazione percepibile è quella di contrarietà, in cui non hai voglia di fare un cazzo ma vorresti fare qualcosa che non sai cosa sia, in cui pensi di essere destinata a vivere in una costante fase premestruale.
Le classiche giornate in cui se ti chiedono “cos’hai?” la risposta 99 su 100 è
“NIENTE”. Quel maledettissimo niente pieno di tutto. Ma ti pare che sto lì a spiegartelo? Che mi denudo così? Che abbasso tutti i muri che ho innalzato con così tanto impegno per permetterti di entrare a fare confusione?
La confusione me la creo già da me e sono anche parecchio brava.
Si insomma…sono una di quelle che hanno scelto di lavorare nel campo della comunicazione perché per fare la regista ci avrebbero impiegato troppo tempo ma hanno un talento innato come sceneggiatrici.
Cosa c’è di male, poi? Se non altro abbiamo ben chiaro il quadro del mondo e aspiriamo a qualcosa di più. Più bello, più divertente, più colorato, più autentico (passatemi l’espressione trita e ritrita), più stupido se necessario.
Siamo quelle che sono un casino. Io sono un completo casino, per esempio.
Sono un casino quando dovrei dirti qualcosa che non so come esprimere e allora ti guardo e basta, perché penso che possa bastare…che i miei occhi possano bastare.
Sono un casino perché mi fido degli occhi, mi ci perdo dentro cazzo.
Sono un disastro quando mi diverte usare l’ironia e poi cerco convulsamente con lo sguardo le uscite di sicurezza perché mi sento una completa imbecille.
Sono quel tipo di ragazza che non rifà il letto, che ha una pila di libri impolverati con su l’impronta tonda della tazza del caffè, che riempie i muri di foto, immagini, scritte perché ha un universo dentro pronto ad esplodere.
Quella che scrive qui quando quella cazzo di vocina si ingolfa su un pensiero.
I pensieri. Che gran capitolo potremmo aprire sul bollino rosso stile 23 dicembre che intasa le strade della nostra mente.
Non è né il luogo né il momento.
Pensate come è strano il nostro inconscio: ero partita con l’intenzione di scrivere qualche minchiata sul Natale ascoltando Last Christmas, probabilmente di mettere in guardia anche Babbo Natale e alla fine, da brava stronza, sono finita a fare divagazioni semi profonde apparentemente prive di senso. Che palle di donna sono, ve?
E’ che proprio non ce la faccio a fare l’oca superficiale. Davvero.
E se ve sta bene il pacchetto è questo…altrimenti l’uscita l’avevate già adocchiata, no?
In definitiva una stronza innamorata della vita. E della sincerità. E dell’autenticità. E delle risate di cuore. E dei nonsense. E della sedia piena di vestiti. E dei fili della tv che non saprò mai nascondere abbastanza. E dei colori. E del calore. E della stupidità. E della semplicità. E delle urla. E dei rumori del silenzio.